“Avrebbe dovuto essere l’occasione per mettere finalmente in campo politiche di prevenzione e di programmazione sanitaria e socio-sanitaria che sarebbero dovute partire dai veri bisogni di salute dei cittadini lombardi e, invece, tutte le aspettative sono state tradite e un’opportunità si è trasformata in un fallimento, la cui unica responsabilità è di una destra a trazione leghista che governa la Regione Lombardia da 25 anni”. Commenta così il segretario provinciale del Pd, Michele Iannotti, l’approvazione nell’aula di palazzo Lombardia della legge di revisione alla legge regionale di riforma sanitaria.
Il giudizio del segretario dem è tranciante. “Il modello sanitario lombardo rimane sempre quello – spiega -: si continuerà lo smantellamento della sanità territoriale per la quale ci si limita solo a prendere atto delle indicazioni governative con l’istituzione delle Case e degli Ospedali di comunità interamente finanziati con i fondi del PNRR, e si introduce il concetto di equivalenza tra sanità privata, che ormai controlla il 50% della sanità lombarda, a quella pubblica che viene ulteriormente depotenziata”. Nessuna svolta dunque, quanto piuttosto la conferma di un modello che ha già dimostrato di non funzionare. “La pandemia – dice Iannotti – ha messo in luce in modo evidente le disuguaglianze in termini di salute, con sempre più cittadini che, obbligati ad optare per la sanità privata, a causa delle lunghe liste di attesa per visite ed esami nel pubblico, rinunciano alle prestazioni perché non possono premettersi di pagarle”.
Per non parlare della sanità di montagna, completamente dimenticata: “Tutti gli emendamenti e gli ordini del giorno presentati dal gruppo consigliare del Pd sono stati bocciati in consiglio regionale da una maggioranza che non è stata nemmeno in grado di giustificare il voto contrario; l’attenzione alla montagna, presa in esame grazie all’insistenza della minoranza, è stata assolutamente insufficiente e generica.”.
Il segretario del Pd chiama alle proprie responsabilità i rappresentanti istituzionali della destra provinciale: l’assessore Massimo Sertori e la consigliera Simona Pedrazzi “Si prendano la briga di spiegare ai cittadini della provincia di Sondrio perché, ad esempio, per contribuire a risolvere il problema della mancanza del personale sanitario si è voluto rinunciare ad introdurre strumenti specifici come incentivi economici, formativi e professionali, e perché non si è voluto approvare una norma in base alla quale i finanziamenti che contribuiscono alla determinazione della spesa sanitaria per il territorio montano vengano legati ad indici di premialità che, oltre tener conto del numero degli abitanti, delle classi di età e della spesa storica, devono essere parametrati sulla base delle caratteristiche geomorfologiche del territorio, delle condizioni di svantaggio strutturale derivanti dalla bassa densità della popolazione, e da altri fattori di disagio socio-demografico. Tutto questo – insiste Iannotti – avrebbe permesso di mettere a disposizione della sanità di montagna maggiori risorse economiche da utilizzare sia per garantire prestazioni sanitarie e socio-sanitarie di qualità a tutti i cittadini di Valtellina e Valchiavenna, sia per effettuare investimenti strutturali e tecnologici in tutti i presidi sanitari esistenti”.
Un tradimento a tutti gli effetti delle esigenze dell’unica provincia interamente montana della Lombardia. “La politica sanitaria di una Regione, negli slogan vicina al territorio, ma nella pratica con una visione milanocentrica – punta il dito Iannotti – negli ultimi due decenni ha prodotto in provincia di Sondrio quello che è sotto gli occhi di tutti: lunghe liste di attesa per visite ed esami che hanno potenziato il mercato del privato a pagamento e tassi di fuga sempre più elevati sui ricoveri; ospedali provinciali che subiscono da anni una lenta e costante decadenza dettata da una cronica mancanza di visione e programmazione regionale, nonostante la grande professionalità e l’abnegazione del personale sanitario che è costretto, molto spesso, a lavorare nella più totale confusione”.
Il Partito democratico provinciale denuncia senza mezzi termini una sanità di territorio inadeguata alle esigenze sanitarie e socio-sanitarie che la pandemia ha acutizzato. “Per risolvere questi problemi – aggiunge il segretario dem – occorreva semplicemente fare autocritica, ascoltare i cittadini e tradurre le criticità e i bisogni in atti concreti; l’opportunità c’era, ma l’arroganza e la presunzione hanno preso il sopravvento. Invitiamo i cittadini e gli operatori sanitari a verificare nei prossimi mesi le ricadute e l’impatto che avrà questa riforma sul nostro territorio”. “Un ringraziamento al Forum sanità del PD provinciale – continua Iannotti – ed in particolare a Marco Tam e a Lino Buratti che lo coordinano, per il grande lavoro di sintesi territoriale mediante la quale è stata elaborata una proposta di sanità di montagna messa a disposizione del PD regionale. Un grazie anche al Forum sanità del PD regionale coordinato dal consigliere regionale Gianni Girelli e al gruppo consiliare regionale del Pd, a cominciare dal capogruppo Fabio Pizzul, per il contributo e il lavoro svolto in aula e nelle commissioni ed in particolare per il supporto dato al nostro territorio attorno al tema della sanità di montagna che da oggi è sempre più dimenticata. Siamo sicuri, però, che non dimenticheranno i cittadini che si recheranno alle urne nella primavera del 2023 in occasione del rinnovo del consiglio regionale. Il Pd farà la sua parte, insieme ce la possiamo fare”.
Il Segretario Provinciale PD
Michele Iannotti
E’ l’ora che qualche nostro esponente politico di centro-sinistra, lo dica, con la stessa arroganza che usa il centro dx,purtroppo, che la Sanità in Valle è alla deriva, che hanno predicato bene e razzolato male. Ed anche ora lo stanno facendo con spudoratezza. Bisogna far capire alla gente che vogliono raccogliere voti esattamente sui loro errori.Tutto ciò però,ora, va detto a voce alta,alzando i toni, rassicurando i cittadini che è ancora possibile una svolta.
Grazie